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Podere Lovolio: intervista al suo creatore

Oggi vi racconto una storia, quella di quando ho chiesto al dottor Scibetta come e perché gli è venuto in mente di creare questa meraviglia che oggi è Podere Lovolio, un agriturismo, un parco di opere e bellezza a cielo aperto.

Classe 1944, capelli bianchi, abbigliamento distinto, contegno austero e sguardo autorevole.
Il dottor Giuseppe Scibetta arriva al Podere e si mette a sedere sulla panca in pietra nel Giardino di Zarathustra.
Io e la mia collega Francesca, siamo lì, sue ospiti, per un weekend di relax lontano dal caos di Milano.
Accenna un sorriso e ci chiede come va.
Io gli rispondo che va bene anche se il sole della Toscana alle 10.30 del mattino picchia, mentre Francesca sta preparando le bolle di sapone per fare alcune foto artistiche in quel giardino magico.
Allora gli faccio la fatidica domanda. Una domanda che ho sempre voluto fargli:
Dottore, una curiosità…ma come gli è venuto in mente e come mai ha creato tutto ciò?
Il Podere nasce da un mio desiderio profondo, quello di produrre un olio
eccellente con tempi, modalità di raccolta e produzione che fossero più semplici rispetto a quelli che richiede la produzione dell’olio in altre zone, come ad esempio la montagna.

Ma perché qui, a Massarosa?
Perché da molti, moltissimi anni la Toscana è la mia seconda casa e, con l’aiuto di un mio collaboratore, siamo riusciti a individuare – dopo varie ricerche in zone collinose tra Forte dei Marmi e Lucca – una vecchia coltivazione di ulivi il cui proprietario voleva ritirarsi. Quando siamo andati a trovarlo, ci ha mostrato, in un giardino, circa 300 piante – di varietà diverse -: erano esemplari di piante di ulivo, così come sarebbero state vendute da “piccole”.

Com’era questa coltivazione quando l’ha acquistata?
C’era l’uliveto con 360 esemplari, alcuni attorno ad un casolare e poi c’erano delle serre per la coltivazione di rose. Abbiamo mantenuto una parte delle serre e le abbiamo dedicate all’agricoltura biologica (fase indispensabile per giungere alla biodinamica steineriana); in aggiunta ai 360 ulivi già esistenti, poi, ne abbiamo piantati altri 1.000 per produrre olio per la famiglia e per gli amici. Oggi al Podere ci sono in tutto 1.360 ulivi.

E la produzione dell’olio invece?
Eh…la produzione di un olio eccellente era necessariamente legata alla frangitura “in casa” delle olive, senza dover passare per un frantoio che frange le olive di tutti. Così abbiamo acquistato il frantoio “OLIO MIO” che è qui al Podere, in modo che tutto il ciclo – dalla coltivazione, alla raccolta, alla frangitura – si potesse svolgere in casa. Infine, abbiamo richiesto e ottenuto l’autorizzazione/certificazione per la produzione di olio biologico.

E il casolare?
Il casolare lo abbiamo ristrutturato perché assieme al “tempo del lavoro” ci fosse anche il “tempo del riposo”: nasce come struttura complementare all’uliveto e, dopo, abbiamo richiesto un’autorizzazione perché diventasse una struttura ricettiva. Tra tutte le forme di ricettività, abbiamo scelto quella di Agriturismo.

Raccontata così sembra semplice, ma immagino l’iter sia stato complesso…
È vero, l’iter è stato lungo e complesso ma è stato seguito con passione e dedizione da molte persone del posto che hanno creduto in questa iniziativa perché ci hanno visto dentro la possibilità di valorizzare la zona, il territorio e la possibilità di implementare gli interessi economici delle imprese locali in quanto tutti i lavori necessari all’ottenimento delle autorizzazioni e alla creazione materiale del Podere sono state possibili con il lavoro di professionisti e imprese locali: dal geometra, al falegname, dal fabbro al carpentiere, dall’agronomo all’elettricista, passando per contadini, idraulici, serramentisti etc.

Adesso le faccio la domanda che più mi sta a cuore: tutte le opere d’arte? Insomma…come mai?
Ristrutturato il casolare, piantati gli ulivi, accolti gli animali ecc., è sorta naturale la volontà di fare qualcosa per valorizzare e sviluppare la sensibilità locale e la vocazione artistica della zona. A questo punto, la Fondazione Pomara Scibetta, Arte Bellezza Cultura1, ha pensato, voluto e finanziato la realizzazione di una serie di opere (molte attraverso concorsi aperti ad artisti locali) trovando in questi luoghi terreno fertile per la realizzazione del suo programma culturale. Proprio da un concorso indetto dalla Fondazione, per esempio, nasce Il Viale delle Stagioni.

Come mai un concorso proprio sul tema delle stagioni?
Perché sono il simbolo della natura che muta e si rinnova attraverso la loro alternanza.

E tutte le altre opere, invece, come sono nate?
Le altre opere sono nate e continuano a nascere dalla volontà della Fondazione di “raccontare” storie, percorsi, ma anche dalla volontà di suggerire domande a cui ciascuno può tentare di dare delle risposte. Insomma, il fine dell’arte è anche quello di portare ciascuno a interrogarsi su se stesso, sugli esseri viventi, sul mondo che ci circonda, sulla bellezza del creato e sulle sue contraddizioni. Come è scritto in una delle opere qui al Podere “L’arte è l’impronta migliore che ogni uomo può lasciare dietro di sé: sintetizza la bellezza del mondo”.

G.M.

La Fondazione Pomara Scibetta, Arte Bellezza Cultura, nasce nel 2012 e sostiene l’Arte con la tutela, la conservazione, la valorizzazione del patrimonio artistico, promuove la Bellezza, patrocina i mezzi per renderla comprensibile e percettibile, rivitalizza la Cultura e le tradizioni popolari interagendo con le comunità locali; realizza recuperi, restauri, risanamenti e ottimizzazione delle opere d’arte e di cultura; favorisce la diffusione biodinamica per la salvaguardia dell’habitat naturale.